dieser beitrag wurde verfasst in: italienisch (ita/it)
verfasserin/verfasser: Giuseppe Ajmone, Aldo Bergolli, Edigio Bonfante, Gianni Dova, Ennio Morlotti, Giovanni Paganin, Cesare Peverelli, Vittorio Tavernari, Giovanni Testori, Emilio Vedova
titel: Manifesto del realismo di pittori e scultori (Oltre Guernica)
+: Milano, 1946
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- Dipingere e scolpire è per noi atto di partecipazione alla totale realtà degli uomini, in un luogo e in un tempo determinato, realtà che è contemporaneità e che nel suo susseguirsi è storia. Consideriamo pertanto esaurita la funzione positiva dell'individualismo e ne neghiamo gli aspetti, in cui si è corrotto (evasione, sensibilismo, intuizione).
- La realtà esiste obbiettivamente; di essa fa parte anche l'uomo.
- In arte, la realtà non è il reale, non è la visibilità, ma la cosciente emozione del reale divenuta organismo. Mediante questo processo l'opera d'arte acquista la necessaria autonomia. Realismo non vuol dire quindi naturalismo o verismo o espressionismo, ma il reale concretizzato dell'uno, quando determina, partecipa, coincide ed equivale con il reale degli altri, quando diventa, insomma, misura comune rispetto alla realtà stessa.
- Questa misura comune non sottintende una comune sottomissione a canoni prestabiliti, cioè una nuova accademia, ma l'elaborazione in comune di identiche premesse formali.
- Queste premesse formali ci sono state fornite, in pittura, dal processo che da Cézanne va al fauvismo (ritrovamento dell'origine del colore) e al cubismo (ritrovamento dell'origine strutturale). I mezzi espressivi sono dunque: linea e piano, anziché modulato e modellato; ragioni del quadro e ritmo, anziché prospettiva e spazio prospettico; colore in sé, nelle sue leggi e nelle sue prerogative, anziché tono, ambiente, atmosfera.
- La scultura non ha avuto un processo parallelo: chiusi con Michelangelo i cicli delle grandi civiltà, essa ha tuttavia continuato, estenuando i caratteri peculiari, fino all'impressionismo (Medardo Rosso) che segna l'estrema contraddizione con se stessa. Oggi affermiamo che i suoi mezzi espressivi sono: costruzione e architettura dei volumi nello spazio, costruzione e architettura che determinano il peso.
- Affermiamo inoltre che il ruolo delle gallerie è esaurito, perché esse hanno ragioni puramente mercantili e costringono e legano l'arte in una ristretta determinata categoria. La realtà che noi dobbiamo esprimere interessa tutti gli uomini e chiede quindi di essere concretizzata con tutti i mezzi adeguati. Questi mezzi sono oggi, come erano ieri per le grandi civiltà egiziana, greca e medioevale, le pareti e i blocchi di pietra, o anche il semplice quadro e la semplice scultura, purché partecipi di un ampio organismo che rientri nella comune attività e nei comuni bisogni.
- Necessariamente la nuova realtà farà stabilire fra architetti, pittori e scultori quel piano d'intesa che ci permetterà di creare un equivalente figurativo, pari ai templi per i greci e alle cattedrali per i cristiani.
Milano, febbraio 1946
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